STATO CIVILE - IL CASO – Cittadinanza jure sanguinis e residenza

Cosa deve valutare l’Ufficiale di anagrafe?

In questo Comune pervengono molte richieste di cittadinanza iure sanguinis. I richiedenti la cittadinanza chiedono anche l’iscrizione anagrafica in questo Comune, che costituisce uno dei presupposti per poi ottenere la cittadinanza iure sanguinis. Nella prassi dell’ente si procede all’iscrizione anagrafica anche se la dimora delle persone richiedenti nel Comune è solo temporanea. Ciò è dimostrato dal fatto che gran parte di queste persone, una volta ottenuta la cittadinanza, si allontanano definitivamente dal Comune.
Chi scrive ritiene che nella fattispecie invece non sussistono i presupposti della “dimora abituale”, che rappresenta presupposto indefettibile per integrare il concetto di residenza ai sensi dell’art. 43 del codice civile. È noto infatti che sia la prassi amministrativa (circolari amministrative del Ministero dell’interno) che la giurisprudenza hanno precisato che la dimora abituale si caratterizza per l’elemento oggettivo della permanenza e per l’elemento soggettivo dell’intenzione di abitarvi stabilmente, rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali (ex multis: Cassazione n. 25726/2011). Non vi è motivo infatti – sempre a parere di chi scrive – dal discostarsi sia dalla norma citata che dal regolamento anagrafico e dalle loro consolidate interpretazioni della prassi e della giurisprudenza con riferimento ai richiedenti la cittadinanza iure sanguinis. Alla luce di quanto sopra rappresentato si chiede un motivato parere in ordine alla prospettazione formulata dallo scrivente.

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Marina Caliaro
Istruttore direttivo amministrativo presso i Servizi Demografici e cimiteriali del Comune di Padova; esperto e docente Anusca.
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Già responsabile Servizi Demografici, Direttore della rivista “I Servizi Demografici”; esperto e docente Anusca.

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