CITTADINI STRANIERI - In calo l’immigrazione irregolare in Italia secondo il IV rapporto European Migration network

Il sottosegretario all’Interno Ruperto, intervenuto alla presentazione del dossier: «La politica migratoria italiana si evolverà nel prossimo futuro. L’Italia si trova nel mondo e il mondo non può avere confini»
C’è una relazione inversamente proporzionale tra l’andamento dei visti nazionali, cioè di validità superiore ai 3 mesi, rilasciati dall’Italia, in aumento del 17% dal 2001 (186.167) al 2010 (218.318), e i dati sull’immigrazione irregolare che invece risultano in calo progressivo.
Le presenze irregolari possono ritenersi attualmente dimezzate rispetto alla stima di poco meno di 1 milione di irregolari presenti in Italia all’inizio degli anni 2000. Al 1° gennaio 2011 la percentuale di irregolari era intorno al 10% sui quasi 5 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia. C’è da ricordare che la regolarizzazione del 2002 e, soprattutto, quella di colf e badanti del 2009, hanno contribuito a ridurre il fenomeno. Che continua a verificarsi non tanto in ingresso quanto nella fase successiva alla scadenza del primo visto.

Lo dicono i dati del IV Rapporto dell’European migration network (Emn)- Punto di contatto nazionale per l’Italia su ‘Canali migratori. Visti e flussi irregolari’, presentato oggi pomeriggio a Roma, presso la sede della Rappresentanza dell’Unione europea, in presenza del capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno Angela Pria e del sottosegretario all’Interno Saverio Ruperto .

La politica dei visti d’ingresso è in effetti, secondo il rapporto, un fattore importante nelle politiche migratorie, soprattutto dopo l’entrata in vigore del codice dei visti di Schengen, nell’aprile 2011, finalizzato a favorire i canali dell’ingresso regolare. Si tratta, insomma, di una ‘leva’ che, insieme ad altri strumenti come il contrasto ma anche gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza e l’incentivazione dei progetti di sviluppo, aiuta a equilibrare il bisogno di collocare manodopera dei Paesi di provenienza e quello del Paese che accoglie di rispettare la propria programmazione.

Un’esigenza evidenziata dal capo dipartimento Pria nella sua relazione introduttiva, dove afferma che «le leggi e le politiche sulle migrazioni, che tengono conto della propoensione a emigrare e la regolamentano con disposizioni che raccordano le esigenze di chi parte con quelle del Paese che accoglie». L’approccio è condiviso anche dal sottosegretario Ruperto che ha annunciato un’evoluzione della politica migratoria italiana nel prossimo futuro «nella consapevolezza che l’Italia si trova nel mondo e il mondo non può avere confini». Ruperto ha invitato infatti a «non falsare il rapporto spazio-uomo: gli altri non sono diversi solo perché il caso li ha collocati su una terra diversa dalla nostra».

Casi di studio e cifre
Il rapporto fornisce indicazioni su come ridurre sempre più il fenomeno dell’immigrazione irregolare, in parte presente in tutti i Paesi Ue, attraverso le leve già descritte e fa riferimento a 3 casi di studio: Albania, paese con il quale hanno funzionato le buone prassi di cooperazione bilaterale; Moldavia, per i cittadini della quale l’Italia è la prima meta, ma che ha cooperato per incanalare i flussi nella regolarità; il Senegal, con il quale l’Italia e l’Ue intendono stringere accordi in materia.

Tra i moltissimi dati, alcune cifre: tra le motivazioni dei visti nazionali, sono famiglia e lavoro a incidere di più nel 2010 anche se meno del passato, a causa della crisi occupazionale in corso; sono in netta diminuzione nella serie storica 2001-2010 anche le espulsioni e i rimpatri (rispettivamente 46.955 nel 2010 rispetto ai 90.160 del 2001 e 4.890 nel 2010 a fronte dei 32.000 del 2001).

IV Rapporto Enm: scheda sintetica

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