CITTADINI STRANIERI - Stranieri e logiche del “buttiamoli a mare”, ma se soggiornano paghino 2 contributi

La L. 15/7/2009, n. 94 come forse noto aveva previsto che la richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno fosse sottoposta al versamento di un contributo (da un minimo di 80 e un massimo di 200 euro), mentre non viene richiesto il versamento del contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari.
Ora, il D. M. 6/10/2011 tale contributo è determinato per “fasce” (80,00 € per i permessi di soggiorno di durata superiore a tre mesi e inferiore o pari a un anno; 100,00 € per i permessi di soggiorno di durata superiore a un anno e inferiore o pari a due anni; 200,00 € per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo e per i richiedenti il permesso di soggiorno quali manager (dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell’Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di società di altro Stato membro dell’Unione europea), importi cui vanno aggiunti altri 27,50 €, il tutto da versare sul c.c.p. n. 67422402, intestato al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro, con causale «importo per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico».
Per altro vi sono anche alcune esclusioni dal pagamento del contiburo (anzi dei due contributi) cioè per i minori, i lettori universitari, ammalati ed accompagnatori, asilanti, o chi, avendo già un permesso di soggiorno valido, ne chieda il mero aggiornamento o la conversione, quando ammessa. Il 50 % del primo (e principale) dei 2 contributi, alimenta il Fondo rimpatri, cosa che “ricorda” molto da vicino l’art. 9.bis, 3 L. 5/2/1992, n. 91, non a caso inserito dalla stessa L. 15/7/2009, n. 94.
Considerando come a metà di novembre sia (ma solo un po ‘…) mutata la compagine governativa (con la presenza anche di un ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, di “estrazione” Comunità di Sant’Egidio) andava messo in conto un qualche possibile ri-pensamento, cosa che non eslcuderà polemiche e prese di posizione, pro o contram.
In questo contesto di “visioni” differenziate, merita si segnalarsi l’intervento di Morena Piccinini, Presidente del Patronato INCA – CGIL, secondo la quale: “ … l’incremento di quanto dovuto per i permessi è la continuazione di un processo di produzione di ingiuste vessazioni nei confronti dei lavoratori migranti che ha origine nel precedente governo. Vi si aggiunge ora la beffa, tramite il finanziamento del fondo rimpatri, di far ricadere su chi è in regola i costi della lotta alla immigrazione irregolare. Altrettanto incredibile è l’intenzione di alimentare con queste risorse la macchina amministrativa: questa non è mai stata messa, intenzionalmente, nelle condizioni di essere efficiente per il rispetto dei tempi previsti dalle normative per il rilascio e rinnovo dei documenti utili al soggiorno e al lavoro in Italia”. La sottolineatura è volta ad evidenziare un aspetto (sostanzialmente con un implicto richiamo all’art. 5, 4, 2° per., D. Lgs. 25/7/1998, n. 286) su cui molto spesso i comuni lamentano situazioni a volte perfino non gestibili.
Certo, vi sarebbe anche l’art. 2.bis L. 7/8/1990, n. 241, esperibile dagli interessati, ma la questione non è, o almeno non è solo, questa, quanto il fatto che (es.) una domanda di rilascio/rinnovo di un P.d.S. avvenga con tempi di fronte a cui quelli biblici impallidiscono, con le conseguenze, anche di ordine operativo, “a valle”, incluse le registrazioni anagrafiche.

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