Commercializzazione di neo-nati

Commercializzazione di neo-nati

E’ ben noto che il diavolo gestisce, con il contributo regionale, una scuola di formazione professionale per costruire pentole e, pur avendo, da tempo, il progetto di realizzare, sempre che ottenga il finanziamento dal FSE, una succursale per una scuola di formazione professionale, questa volta ad indirizzo “coperchi”, dato che gli sperati contributi non sono stati erogati (a causa di un niet posto dai finlandesi, che temono influenza di associazioni di stampo …), al momento funziona solo la scuola di formazione professionale per la costruzione delle pentole.

La (tristissima) vicenda della vendita (25 K €) di un neonato, appare essere emersa a seguito del fatto che la direzione sanitaria del centro di nascita (forse, all’oscuro degli aspetti commerciali già precedentemente definiti) abbia fatto firmare alla madre una qualche documentazione, avente il contenuto – sostanziale – del riconoscimento di filiazione nata fuori dal matrimonio, probabilmente riferendo alla puerpera che si trattava di una formalità “burocratica” (o, ancora, per evitare all’ostetrica (che non ha tempo da perdere …) di recarsi presso l’USC del comune di nascita, per rendere la prescritta dichiarazione di nascita di figlio nato da donna che non consente di essere nominata).

Per altro, la madre non ha letto quello che le sia stato chiesto di firmare? E’ possibile … Ma questo proietta una certa luce l’innovazione (risalente all’art. 2, 1 L. 15/5/1997, n. 127) di prevedere che la dichiarazione di nascita venga resa a figure (il personale delle direzioni sanitarie) che, per il proprio ruolo , ha professionalità del tutto diverse rispetto a quelle dell’USC. Per altro, anche il medico “venditore” avrebbe potuto rendere una tale dichiarazione, così mettendo il “coperchio” alla compravendita di cui era stato parte “venditrice”: forse non vi è stato pensato, forse non era in servizio al momento del parto, forse ….

Non è da escludere che, prima o poi, si imputi all’USC una responsabilità per non avere trascritto la dichiarazione di nascita pervenutagli, che, anche se recante la sottoscrizione della puerpera, egli non avrebbe dovuto considerare per quello che era …, cioè un riconoscimento di filiazione di nato fuori dal matrimonio. In fondo, è anche facile imputare ad errore “burocratici” responsabilità per quelle che sono barbarie, come la commercializzazione di neo-nati.

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