Conservazione di urne cineraria fuori dai cimiteri: il rischio della profanazione

Conservazione di urne cineraria fuori dai cimiteri: il rischio della profanazione

Il 24/11/2012 ignoti ladri, penetrati in un appartamento di Bari, hanno rubato danaro, preziosi e gioielli, inclusa un’urna cineraria contenente le ceneri di un medico, in vita vivente nell’appartamento, forse scambiandola come contenitore di preziosi.
Situazioni simili si erano già avute, come nel milanese  o, ancora in Puglia, episodi che riportano alla luce questioni che ruotano attorno al c. d. affidamento delle urne cinerarie, in alcune regioni ammissibile anche a soggetti vari (al punto da consentire comportamenti … anomali)), in altre qualificato come “conservazione in ambito privato” , in particolare sulle misure di tutela da ogni profanazione, che l’art. 343, 2 T.U.LL.SS. considera requisito rilevante, tanto da parlare di “sepolcro privato”, con ciò escludendo la mera conservazione, non tutelata, dell’urna cineraria.
Probabilmente, occorrerebbe un ri-pensamento sull’istituto, spesso stato oggetto di regolazioni formulate da soggetti che, oltre che carenti di potestà legislativa (trattandosi di “ordinamento civile”), altrettanto erano carenti di un qualche know how specifico.
Ma un ri-pensamento andrebbe anche formulato attorno al significato che la conservazione dell’urna cineraria da parte dei familiari comporta rispetto ai processi di elaborazione del lutto, poiché la conservazione (impropriamente, chiamata anche affidamento) li inibisce o, nei casi migliori, li rallenta, accentuando la permanenza del cordoglio.
Non è stato a caso che in Francia, tale pratica sia stata inibita, normativamente, su indicazioni dell’associazione (il corrispondente degli italiani ordini professionali) degli psicologi e psichiatri.

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