Gli operatori funebri crescono

Gli operatori funebri crescono

Come quasi ogni anno, a fine ottobre, la CCIAA di Milano rilascia un'”elaborazione” sulle imprese di onoranze funebri, che non si occupa solo della provincia di Milano, ma presenta dati anche di riferimento nazionale.
Ad es., tra le province italiane Milano è al quarto posto per numero di imprese funebri attive, con una quota del 3,4% sul totale nazionale, dopo Roma (6,1%), Torino (4,3%) e Napoli (3,6%) e seguita da Salerno (2,5%), Cosenza (2,4%), Reggio Calabria e Bari con il 2,3% ciascuna. Prendendo per buono (dato che vi sono valutazioni quantitativamente diverse, specie considerando quanti svolgano una tale promiscuamente con altre, situazione che eleva, di fatto, il numero effettivo di operatori) il dato di 4.750 operatori, si ha una media (nazionale) di 123 servizi/anno per ciascun operatore.
Per altro, il dato numerico dice poco, se non si tiene conto del dato di flusso, cioè quello che indica l’incremento (o, il decremento) degli operatori, il quale, riferito al periodo sett. 2010/sett. 2011, presenta il seguente andamento:
Abruzzo: + 6,8%; Basilicata: + 9,3%; Calabria: + 9,4%; Campania: + 1,9%; Emilia-Romagna: + 3,1%; Friuli-Venezia Giulia: + 3,1 %; Lazio: + 4,2 %; Liguria: + 3,3 %; Lombardia: + 3,9%; Marche: + 3,7 %; Molise: + 8,5%; Piemonte: + 6,8 %; Puglia: + 2,9%; Sardegna: + 0,6 %; Sicilia: ++ 7,1%; Toscana: + 7,6 %; Trentino-Alto Adige: – 3,9%; Umbria: + 11,8%; Valle d’Aosta: 0,0%; Veneto: + 2,4 % (Italia: + 4,7 %).
Si nota come vi sia una tendenza, pressoché generalizzata (vi è una sola regione in cui tale tendenza sia di segno opposto (Trentino-Alto Adige, i cui dati per altro andrebbero “scorporarti” nelle 2 Province autonome) ed una (Valle d’Aosta) che non segnala variazioni) alla crescita degli operatori (ambiente già fortemente caratterizzato da una elevata “polverizzazione”), che, stante la sostanziale fissità (salve le fluttuazioni fisiologiche) del numero di decessi, comporta un abbassamento delle medie nel numero di servizi/anno per ciascun operatore, per cui occorre porre la domanda di quanti siano quelli in cui il numero di servizi/anno siano tali da remunerare i c.d. “fattori della produzione” o, con altre parole, quanti siano quelli che ottengono rivaci, ed il necessario utile d’impresa, adeguati e sufficienti ad una potenziale crescita imprenditoriale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *