Piantedosi: l’Italia è il Paese che ha concesso il maggior numero di cittadinanze a livello europeo negli ultimi 10 anni

27 Agosto 2024
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In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, affronta, tra l’altro, i temi della concessione della cittadinanza italiana e della diminuzione degli arrivi di migranti irregolari nel nostro Paese.

L’intervista del ministro Piantedosi a Il Giornale:

Ministro Piantedosi, ci chiarisce la sua posizione sullo ius scholae?
«Ho premesso che il Parlamento è sovrano e ogni dibattito pubblico sul tema è pienamente legittimo. Qualsiasi riflessione per migliorare l’integrazione nella nostra società è utile. Detto questo sottolineo nuovamente che l’Italia è il Paese che ha concesso il numero maggiore di cittadinanze a livello europeo negli ultimi 10 anni, molto più di Paesi che alcuni indicano come un modello da seguire. Rappresentare, pertanto, il nostro Paese come inospitale, chiuso o retrogrado è falso e inaccettabile: ed è quella discussione intrisa di pregiudizi da rimuovere a cui ho fatto riferimento».

Il governo è saldo? I dissidi con Forza Italia sullo ius scholae?
«La dialettica interna alla maggioranza è un valore e non un rischio per la stabilità: succede così nei Paesi democratici. Rilevo tra l’altro che questo confronto interno alla maggioranza di governo viene spesso drammatizzato dalle stesse voci che accusano il centrodestra di attuare una svolta autoritaria nel Paese: un controsenso».

In Europa nessuno applica lo ius scholae o sbaglio?
«Non sbaglia e i Paesi che prevedono una sorta di ius soli lo adottano in maniera molto temperata, legando la cittadinanza anche al fatto che il genitore del minore sia entrato legalmente. Rispetto a questi Paesi, noi abbiamo un sistema già adesso molto più generoso. Peraltro la legge attuale è in vigore da anni e nessun governo precedente ha prodotto sforzi concreti per cambiarla».

Quali problemi creerebbe lo ius scholae o lo ius soli?
«Guardi che una sorta di ius soli da noi già esiste: riguarda i nati in Italia che ottengono la cittadinanza a 18 anni, se hanno trascorso la loro vita nel nostro Paese, e già oggi per costoro si valuta la frequenza scolastica come elemento di integrazione ai fini della concessione. Più in generale le evidenzio che già oggi quasi il 40% delle concessioni di cittadinanza nel nostro paese riguardano ragazzi entro i 19 anni».

Inutile discuterne?
«Discutere di tutto è legittimo ma va considerato attentamente il rischio di soluzioni che possano diventare un fattore di sostanziale incentivo alle partenze irregolari».

Lo ius soli e ius scholae possono diventare scorciatoie per ottenere la cittadinanza?
«II rischio è molto alto. In molti potrebbero essere incoraggiati dai trafficanti ad arrivare da noi con traversate molto pericolose nel miraggio di poter ottenere la cittadinanza con solo pochi anni di frequenza scolastica dei propri bambini perché questo renderebbe inespellibili anche i loro genitori. Sarebbe un sostanziale cambiamento delle principali regole di ingresso sul territorio nazionale».

I numeri ci dicono che sono diminuiti gli sbarchi e di conseguenza il numero del morti in mare. 
«Le partenze irregolari che avvengono affidandosi ai trafficanti di esseri umani sono di per sé estremamente pericolose. Solo bloccando questo business criminale potremo evitare i naufragi e le tragedie del mare. L’immigrazione può essere sicura e rappresentare una risorsa solo quando è sostenibile e avviene per canali regolari».

Gli accordi con Libia e Tunisia stanno funzionando. Tuttavia resta aperto il problema sicurezza.
«Anche su questo versante stiamo profondendo sforzi i cui primi risultati ci incoraggiano a proseguire. Abbiamo incrementato le risorse per le assunzioni delle Forze di polizia e per le loro dotazioni. Stiamo progressivamente aumentando la loro presenza dove rileviamo, insieme ai sindaci e alle autorità locali, che ve ne sia maggiore bisogno. La flessione statistica, pur leggera, dei dati relativi ai delitti commessi, ci incoraggia a proseguire nella direzione intrapresa».

> Clicca qui per leggere l’intervista completa

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