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CASO - Matrimonio contratto in Italia da cittadino italiano presso il Consolato straniero o in una moschea con un rito non riconosciuto dallo Stato italiano
La presenza di cittadini stranieri in Italia, in continua e costante crescita, propone all’ufficiale dello stato civile delle problematiche insolite o, comunque, di non semplice soluzione

La presenza di cittadini stranieri in Italia, in continua e costante crescita, propone all’ufficiale dello stato civile delle problematiche insolite o, comunque, di non semplice soluzione.
Può capitare, infatti, che venga celebrato un matrimonio presso il Consolato straniero in Italia o che la celebrazione avvenga in una moschea o in altro luogo di culto secondo un rito non riconosciuto dallo Stato italiano, ma perfettamente valido secondo la normativa dello Stato estero.
In un Consolato straniero in Italia viene celebrato un matrimonio tra un cittadino dello Stato per il quale opera quel Consolato ed una cittadina italiana, secondo il rito previsto dall’ordinamento straniero: l’originale di tale atto di matrimonio, in regola con le norme sulla legalizzazione e traduzione, viene presentato all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza della cittadina italiana, con regolare istanza, ai fini della trascrizione nei registri dello stato civile. L’ipotesi, in verità piuttosto rara, genera una situazione di obiettiva difficoltà per l’ufficiale dello stato civile, costringendolo ad una serie di riflessioni, al fine di verificare se quel matrimonio possa essere riconosciuto valido ed efficace anche per il nostro ordinamento, accettando la richiesta e provvedendo alla trascrizione, o se, invece, questo non sia possibile e si debba opporre rifiuto.

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Renzo Calvigioni Già responsabile Servizi Demografici, esperto e docente Anusca, direttore della rivista “I Servizi Demografici”.

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