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Elezioni, spese per queste e rimborsi ai comuni

In periodi di scarsità di risorse, stanno crescendo i contenziosi sui “tagli” di alcune spese, indicate nei rendiconti riguardanti le anticipazioni poste in essere dai comuni per le operazioni elettorali.

L’ultima situazione (ma quante non hanno neppure trovato rimedio avanti al giudice amministrativo, ma solo visto una posizione “passiva” da parte dei comuni oggetto di “decurtazione” ?), è quella presa in esame dal Consiglio di Stato, Sez, 5, sent. n. 4047 del 2/8/2013 con la quale è stato dichiarato illegittimo il diniego di rimborso delle spese sostenute dal comune per l’assunzione di personale a tempo determinato, in occasione dello svolgimento dei referendum popolari del 21 maggio 2000, sul presupposto che dette assunzioni non sarebbero ricomprese nel periodo elettorale, considerato che, come espressamente precisato al punto 3, lett. i), della circolare ministeriale n. 10/2000, i comuni avevano titolo a stipulare contratti individuali per l’assunzione di personale a tempo determinato relativamente al periodo strettamente necessario agli adempimenti connessi alle operazioni elettorali, purché della durata non superiore a sei mesi.

Conseguentemente, il rimborso delle spese per il personale non poteva essere limitato al periodo intercorrente tra l’indizione dei referendum e la proclamazione dei risultati ma, sussistendone i presupposti (ovvero lo svolgimento di adempimenti connessi alle operazioni elettorali), doveva ricomprendere un periodo complessivo di sei mesi.

Orbene, nella specie, le assunzioni disposte dal comune rientrano nella fascia temporale sopra indicata e risultano riconducibili allo svolgimento di adempimenti connessi alle operazioni elettorali.
Come infatti precisato nella nota comunale e non contestato dalla Prefettura, successivamente alla data del 21 maggio 2000 il personale con contratto a tempo determinato è stato assunto per fronteggiare adempimenti connessi alle operazioni elettorali non fronteggiabili con personale ordinario, quali la pulizia e la manutenzione dei locali adibiti a seggio, la riparazione degli arredi delle sezioni elettorali, lo smontaggio, la catalogazione, il trasporto dei materiali e delle attrezzature varie ecc..
Per altro, non si può ignorare come, specie nel passato, le c.d. “spese elettorali” erano state oggetto, molte volte (troppe …) di comportamenti eccessivi, come (es.) il fatto che il lavoro straordinario era attribuito ben al di là del suoi fini elettivi ed usato come una sorta di “gratifica” da riconoscere a questo o quello (anche se abbastanza estraneo alle operazioni elettorali in senso stretto), sulla base del principio per cui “paga Pantalone”, spesso senza particolare attinenza con esse, oppure ricorrendo ai “rimborsi per spese elettorali” per acquisire forniture non direttamente pertinenti.

Gli abusi del passato (purtroppo, vi sono ancora molti che non colgono come molte cose siano mutate) non potevano, prima o poi, che costituire “nodi” destinati a “venire al pettine”, situazioni nelle quali i solo a rimetterci, realmente, sono i comuni che già seguivano comportamenti coerenti e non eccessivi.


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