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COME FARE PER … - Il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis (parte 1)
Il contributo si pone l’obiettivo di esaminare tutta la sequenza degli adempimenti che riguardano in prima battuta gli operatori dell’anagrafe e solo successivamente coinvolgono lo stato civile

Iniziamo oggi con questo primo articolo l’analisi dal punto di vista operativo del complesso procedimento che porta al riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis.
Il contributo nel suo complesso si pone l’obiettivo di esaminare tutta la sequenza degli adempimenti che riguardano in prima battuta gli operatori dell’anagrafe e solo successivamente coinvolgono lo stato civile.
Ci accingiamo ad esaminare un fenomeno che, in modo particolare nell’ultimo decennio, sta generando un enorme impegno sui servizi demografici di tutti i comuni italiani e che sta destando particolare attenzione e apprensione proprio per le peculiarità insite nella procedura. Si tratta di persone che discendono da un cittadino italiano ma che, essendo nate e cresciute in uno Stato che attribuisce la cittadinanza secondo il criterio dello ius soli (generalmente paesi americani), si sono da sempre riconosciute e identificate come cittadine solo di quel paese, “dimenticandosi”, talvolta per diverse generazioni, di possedere per diritto di sangue anche la cittadinanza italiana.
L’accertamento della cittadinanza iure sanguinis nei confronti del richiedente comporta una complessa procedura amministrativa finalizzata, da un lato, alla dimostrazione della linea di discendenza dal soggetto emigrato dall’Italia (ossia dalla persona originariamente investita dello status civitatis) e, dall’altro lato, alla verifica dell’assenza di interruzioni nella trasmissione della cittadinanza (mancata naturalizzazione straniera dell’avo dante causa prima della nascita del figlio, assenza di dichiarazioni di rinuncia alla cittadinanza italiana da parte dei discendenti prima della nascita della successiva generazione).

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