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Previsioni demografiche comunali 1 gennaio 2021-2031
Le previsioni demografiche hanno lo scopo di tracciare il probabile futuro di una popolazione in termini di dimensione totale e di componenti strutturali

Questo genere di prodotto trova impiego tra i policy-maker sia come strumento di conoscenza per valutare le tendenze dell’invecchiamento della popolazione, sia come fonte per sviluppare ulteriori modelli previsivi. Gli usi possibili delle previsioni sono infatti molteplici e variano dal campo della programmazione sanitaria a quella previdenziale, dallo studio del fabbisogno urbanistico a quello energetico-ambientale, dall’organizzazione delle strutture scolastiche alla rete dei trasporti.

Con il progetto Previsioni demografiche, compreso nel Programma Statistico Nazionale (cod. PSN IST-01448), l’Istat risponde da oltre trent’anni a questo genere di esigenze, con una cadenza che se in passato risultava periodica (ogni tre-cinque anni) dal 2017 è divenuta annuale.L’interesse per il territorio ha da sempre contraddistinto l’attività nel settore delle previsioni demografiche, perché la possibilità di produrre informazioni di dettaglio territoriale è fondamentale per analizzare e comprendere la stessa demografia nazionale. Tuttavia, il livello di dettaglio regionale risulta insufficiente quando la programmazione di un territorio ha bisogno di informazioni micro fondate. L’impulso di tale crescente interesse ha portato quindi l’Istat a sviluppare un nuovo prodotto nel settore: le previsioni demografiche a livello di Comune.

Dopo la prima edizione rilasciata nel 2021, che riguardava le previsioni comunali in base 1 gennaio 2020 e fino al 2030, nel 2022 viene rilasciato il primo aggiornamento di tale edizione, ossia le previsioni 1 gennaio 2021-2031. Gli aggiornamenti riguardano la sostituzione della popolazione all’anno base con l’ultima resa disponibile dal Censimento e una parziale rivisitazione delle ipotesi evolutive del modello, in coerenza con quella che è stata la revisione prodotta per le previsioni regionali e nazionali.

Gli output previsivi sono resi disponibili in tre modalità:

I dati sono direttamente scaricabili dal sito per tutte le Province, per i Comuni capoluoghi di Provincia e per tutti i Comuni, pur non capoluoghi, che superano i 20mila abitanti (in precedenza 30mila).
L’Istat mette, inoltre, a disposizione degli utenti i dati inerenti tutti gli altri Comuni, non singolarmente ma per aggregazioni sovracomunali consolidate (quali, ad esempio, Sistemi Locali del Lavoro, Comunità montane, etc.), a seguito di apposita richiesta dati (tramite Contact centre).

I Comuni considerati nello studio sono 7.903, ossia quelli esistenti al 1° gennaio 2021. Le ipotesi evolutive riguardo alla fecondità, alla sopravvivenza e alla migratorietà nei diversi Comuni sono derivate dalle previsioni regionali, secondo un approccio di ridistribuzione dall’alto verso il basso. I risultati finali delle previsioni comunali collimano quindi con quelli regionali.

Per quanto l’aggancio tra il modello previsivo regionale e quello comunale sia in grado di assicurare non solo coerenza di risultato ma anche un quadro globale di riferimento per l’evoluzione demografica dei Comuni, i dati del presente studio, soprattutto nel lungo termine, vanno trattati con cautela. Le previsioni demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in particolar modo in piccole realtà geografiche come quelle qui contemplate. Va anche sottolineato che le previsioni demografiche rappresentano un esercizio di tipo what-if. Sono cioè elaborazioni nelle quali i calcoli effettuati mostrano una particolare evoluzione della popolazione che è frutto delle specifiche ipotesi adottate riguardo al comportamento demografico. Rispondono a questo principio anche i risultati prodotti per il primo anno di previsione, che di fatto costituiscono un’anticipazione dei dati di bilancio demografico e di censimento.

Le operazioni di validazione finale sia del bilancio demografico sia della popolazione residente di ciascun Comune, infatti, possono dare adito a differenze tra il dato validato e quello inizialmente previsto come più attendibile.

Fonte: www.istat.it


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