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Spending (& spanding) review

Il C.d.M. n. 26 del 30/4/2012, convocato in quella data per celebrare degnamente l’incremento dei prezzi dei carburanti (solo, si fa per dire, del 20% in un anno), tra le altre cose ha approvato la c.d. spending review, con tanto di direttiva del Presidente del C.d.M., dando attuazione alla previsione dell’art. 1, 4 D.-L. 13/8/2011, n. 138, convert. in L. 14/9/2011, n. 148 e che, teoricamente, doveva aversi al 30/11/2011. Ma, del resto, si sa che un paio di settimane prima di quel termine è stato fatto ricorso ad altri … protagonisti.
Nel documento così approvato si da conto, tra l’altro, (scoprendo l’acqua calda) di come gli EE. LL. enti locali svolgano le stesse funzioni e servizi a prescindere dalle loro dimensioni e ciò porta un aumento dei costi per quelli con un numero inferiore di abitanti (così che gli si tolgono anche le liquidità con la tesoreria unica e, qualora qualche E.L. abbia pensato da impiegarne parte in attività finanziarie che presuntivamente potessero dare maggior redditività), si pensa bene a decretare (D.M. 27/4/2012 lo smobilizzo a “fini della tutela dell’unita’ economica della Repubblica e del coordinamento della finanza pubblica”, leggi per la confluenza nella tesoreria unica: fino agli anni ’20-’30 (art. 216 TULCP 1915) si parlava, esplicitamente, di “ingerenza governativa” negli EE.LL., termine sparito con il TULCP 1934 e, maggiore ragione, successivamente in quanto in contrasto (almeno) con l’art.5 Cost., se non anche con la più recente formulazione dell’art. 119).
Si pensa alla riduzione delle sedi dei tribunali (e loro sezioni staccate), prevedendo una riduzione (da 848 a 174) degli uffici del Giudice di pace, recuperando, complessivamente, 3.600 unità di personale di cui 600-750 magistrati togati. Per quanto riguarda il MIN, l’analisi ha riguardato le strutture periferiche (leggansi, Prefetture-Utg, questure, vigili del fuoco), che rappresentano l’80% della spesa. L’organizzazione su base provinciale delle attività (indipendentemente dal numero di abitanti) comporta un costo di almeno 400 milioni, per cui la spesa pro capite è maggiore, a causa dell’incidenza dei costi fissi, nei territori con meno popolazione, constatando oltretutto come nel centro-sud la spesa per abitante sia maggiore che nelle regioni del centro-nord per due fattori:
(a) Il numero di occupati a parità di condizioni è maggiore.
(b) La retribuzione è più alta a causa del ciclo: assunzione al nord, scatti di anzianità, trasferimento al sud (ma chi autorizza i trasferimenti, dopo un certo numero di anni di servizio ?). La distribuzione territoriale della spesa presentava ampie variabilità in rapporto alla popolazione delle province di riferimento, talché considerando le spese aggregate a livello regionale esse risultano, in media, pari a 9,77 euro per abitante, ma con forti differenze interregionali, tra un minimo di 5,93 euri per abitante in Lombardia e un massimo di 29,35 euro per abitante in Molise, le due regioni “estreme”, sotto questo profilo. Le strutture di Prefettura-UtG hanno componenti di organizzazione che, comprensibilmente, sono indipendenti dalla dimensione della popolazione di riferimento.
Un caso classico di costi fissi che non dipendono da fattori gestionali, ma da “fabbisogni” minimi di addetti e di personale non riconducibili a scelte gestionali.
E, probabilmente, per questo che si pensa ad attribuire alle Prefetture-UtG altre, ed ulteriori, funzioni come le proposte, emerse nel corso del C.d.M. n. 16 del 24/2/2012, di modificare il RSC “traslando”, “decentrando” le competenze previste dal Titolo X dal MIN (che così “lavora meno” …) alle Prefetture-UtG, oppure attribuendo loro la trattazione delle pratiche di conferimento della cittadinanza jure matrimonii, come avutosi con la direttiva ministeriale del 7/3/2012 (vedi precedente numero della newsletter [2012.225] ). Certo, vi sono aspetti in cui qualche riduzione della spesa può anche farsi, recuperando isole di spreco ed altro, magari con interventi di c.d. efficientamento, ma dal documento sulla spending review non si è notato che siano state prese in considerazione tutte le Amministrazioni dello Stato, privilegiando l’analisi solo su alcune, forse quelle più attente e sensibili (o, forse, più visibili). Ma le altre?


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