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Carte d’identità italiane, timbro di proroga(?) della validità e Svizzera

Sembra proprio che la Svizzera non sollevi più molti problemi a chi, cittadino italiano, sia titolare di una C. I. munita del “meraviglioso” timbro concernente la proroga (disposta per legge), anche se alcune formulazioni svizzere abbiano non necessariamente lineari, come quella per cui una tale C.I,. non sia “formalmente” riconosciuta dalla Svizzera: che vuol dire “formalmente” in questo contesto? Viene alla mente uno Stato terzo, non appartenente all’Unione europea (cioè la Serenissima Repubblica di San Marino) che qualche tempo (anno. Decennio, ventennio, oltre ….) addietro aveva deciso di rilasciare le C.I. su supporto plastico, formato credit card, anche a costi ridotti (in quello Stato il rilascio delle C.I. è effettuato dal Ministero dell’interno, anche per motivi … dimensionali, sotto il profilo della popolazione). Nel caso di C.I. valida per l’espatrio, a differenza dell’Italia, inserivano, scritta sul lato corto del retro, proprio sul margine, l’annotazione “valida per l’espatrio”, per cui, senza tale indicazione, la C.I, non era titolo valido ai fini dell’espatrio. Le considerazioni, anche intelligentemente fatte (sotto il profilo della funzionalità), partano dal presupposto che, poiché per l’espatrio in Italia non occorreva, per il Trattato di amicizia e buon vicinato del 1939, la C.I. valida per l’espatrio, ma era sufficiente la C.I., anche non valida per l’espatrio, eventuali controlli in ingresso in altri Stati non potevano che aversi ai confini italiano o dello Stato d’ingresso, confidando che le relative autorità di frontiera non avessero grandi informazioni su questo aspetto. In pratica, il cittadini sanmarinese, che in ogni caso doveva osservare la propria legge nazionale, se l’infrangeva – sul punto – compiva tale infrazione in un terzo Stato.


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