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Rapporto sulla coesione sociale

Il giorno prima di S. Valentino, l’ISTAT ha diffuso il “rapporto sulla coesione familiare – 2011”, elaborato congiuntamente con l’INPS ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed articolato su più volumi, da cui emergono, tra l’altro, alcune “informazioni” interessanti.
Al 1/1/2011 la popolazione ammontava a 60,625 milioni di persone, con un incremento, rispetto all’anno precedente, di 286.000 abitanti, dovuto principalmente al saldo migratorio (+ 6.3 %) che, in parte, compensa il saldo naturale (rapporto nati/morti), negativo (ed essendo il saldo complessivo del + 4,7%, per differenza può desumersi il valore, negativo, del saldo naturale).La popolazione straniera rappresenta circa l’8%. I nati sono stati 562.000 (indicati con il cautelare “circa”) di cui il 25,4 % naturali, cioè il doppio rispetto al dato di 10 anni prima (ma nel 1996, circa, erano attorno al 7%).
Anche per le nascite “pesa” la presenza straniera, essendo il 14 % i nati da genitori entrambi stranieri (che salgono al 18% se si consideri un solo genitore straniero). La presenza straniera emerge anche per quanto riguarda il numero (medio) di figli per donna, che, con una media di 1,41, vede la forbice di 1,31 per le italiane rispetto a 2,23 per le donne straniere.
Anche i matrimoni sono in flessione, pur se con una crescita dei matrimonio celebrati nella casa comunale (37,2 %, dato 3 volte quello del 1980) e si eleva l’età matrimoniale (di circa 6 anni rispetto al 1980), come aumentano le situazioni di “patologia” del matrimonio (le separazioni personali tra coniugi sono cresciute del + 2,1%, mentre gli scioglimenti dello 0,2%) Sepre raffrontando tali dati con il 1980, quando si sono registrate il 0,91% delle separazioni e lo 0,37% dei “divorzi”, questi sono passati, rispettivamente, al 3,73% ed al 2,36%.
Tra l’altro, se l’età matrimoniale scresce, cresce anche la speranza di vita, con un aumento, negli ultimi 30 anni, di 9 anni (per gli uomini) e di 7 anni per le donne (verrebbe da chiedersi se il matrimonio non “faccia male”, “battutaccia”, che va rigettata, considerando come la speranza di vita debba piuttosto porsi in relazione con un miglioramento complessivo delle condizioni di vita, anche se (altra “battutaccia”) vi si è ovviato “agganciando” l’età pensionabile alla speranza di vita). La crescita della speranza di vita, correlata con la bassa natalità, porta ad un invecchiamento del Paese, con un rapporto anziani/giovani di 144,5/100 (stimato divenire, nel 2050, 256/100), mentre l’indice di vecchiaia passa dal 111,6 del 1995 al 144,5 del 2011, mentre l’indice di dipendenza raggiunge il 52,3% (era del 45,5% nel 1995, con una proiezione all’84,7% nel 2050).
Tra l’altro, il 49,4% dei pensionati  gode (si fa per dire …) di una pensione inferiore a 1.000 €, mentre  il 37,4% è nella fascia superiore (da 1.001 a 2.000 €): in pratica,  sommando,  si raggiunge l’86,8% (situazione che, sotto il profilo degli oneri di spesa pubblica, si può ovviare non solo con l’aggancio dei requisiti per il trattamento pensionistico (diversi da quelli, successivi, per  il loro percepimento, materiale, di 12 o 18 mesi a seconda che si tratti di lavoratori dipendenti od autonomi), ma anche elevando i requisiti stessi … ad esempio, a valori superiori a quelli della speranza di vita … ).
Si tratta di trasformazioni nella struttura della famiglia, che probabilmente risentono fortemente dei fenomeni economici, delle condizioni (ed opportunità) di lavoro e reddito, in quanto (es.) un rapporto di lavoro instabile (nel calendario sembra sia stato introdotto un nuovo Santo, San Precario, che se sia ancora aperte la discussione sulla data di ricorrenza, che per alcuni (non pochi) appare essere abbastanza spalmata …), condizioni reddituali difficilmente prevedibili, possono costituire oggettivi freni alla costituzione di una famiglia.
Preoccupanti le stime sulla povertà, povertà relativa e diseguaglianze Ed i mutamenti nelle strutture famigliari, quando vi siano, possono essere rilevanti anche dai dati sull’assegno di famiglia, dove il 60%, circa, riguarda famiglie di 3 componenti, scendono rapidamente al 31,9% per i 4 componenti, al 6,1% per i 5, ed al 1,2% per oltre 5 componenti (e già le condizioni reddituali per fruire dell’assegno di famiglia non sono poi molto … largheggianti).


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