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Province si, oppure no ? Intanto, si "ri-disegnaranno" i collegi provinciali.

Sulla presenza (o, conservazione?) delle province vi sono, come noto, molte posizioni. Infatti, vi sono orientamenti che le individuano come una sorta
di enti inutili, aspetto sul quale non si entra, fermandoci a considerare unicamente come esse, bene o male, assolvano ad alcune funzioni, alcune (secondo alcuni, tutte) della quali potrebbero (ovviamente, de jure condendo) essere traslate su altri enti, altre neppure più assicurate (si tratta di scelte), ecc., ma poiché la gran parte delle funzioni, in qualche modo o da quale soggetto dovrebbero pur essere assolte, i relativi “costi” appaiono non così comprimibili, mentre un qualche margine, in termini di riduzione di spese, potrebbe aversi riducendo gli organi, oppure le indennità di questi, oppure entrambe. Se nel “passaggio” dal D. L. 13/8/2011, n. 138 alla sua legge di conversione (e relative “versioni” variamente proposte), si è avuta la mera “promessa” di un D.d.L. costituzionale, per la soppressione delle provincie ( C.d.m. n. 153 del 8/9/2011 ) , la sola norma rimasta, con la legge di conversione, è l’art. 15, 5, cioè quella che dispone che (ma non subito, in occasione delle prime elezioni “provinciali”) vi sia un dimezzamento dei consiglieri (ed assessori) provinciali. Ricordando come l’elezione dei consigli provinciali avvenga per collegi uninominali provinciali (e, per gruppi di candidati in collegi
uninominali), e non sulla base di liste di candidati, questo comporterà che, a mano a mano che le singole province siano interessate al rinnovo dei propri organi elettivi, si provveda (ovviamente, prima dell’indizione dei relativi comizi) a “ri-disegnare” i collegi uninominali provinciali, quanto meno per le province interessate a tali rinnovi. Il ché non sarebbe necessario se l’elezione avvenisse sulla base di liste di candidati. Nuovo “lavoro” per il MIN (S.E. ) …


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