Codice di comportamento dei dipendenti da P.A.

Codice di comportamento dei dipendenti da P.A.

Già nel 1994 era stato emanato (D.M. 31/3/1994) un “codice di comportamento” per i dipendenti da P.A., poi innovato con il d.P.C.M. 28/11/2000.
Il C.d.M. n. 72 dell’8/3/2013 ha, tra l’altro, approvato il testo di un emanando d.P.R. contenente il “Codice di comportamento”, ai sensi dell’art. 54 D. Lgs. 30/3/2001, n. 165, ma altresì tenendo conto della L. 6/11/2012, n. 190 e succ. modif..
Per quanto risulta dal “comunicato” (non sempre ossequiente del testo normativo) vi sono alcuni punti non nuovi: ad es. il “modico valore”, viene definito in 150 € (?), eventuali rapporti di interessenza con il “parentado” passa dal 4° grado (art. 5 dPCM 28/11/2000) al 2° grado (cioè, non contano zii e cugini, ma solo sorelle e fratelli).
Rimane la comunicazione sulla partecipazione ad organismi associativi (con le eccezioni già previste dall’art. 4 dPCM 28/11/2000), così come, nella sostanza, la tracciabilità (art. 4 dPCM cit.) delle decisioni (e dei procedimenti), la “cura” delle cose e la questione del c.d. peculato d’uso (in cui rientra l’utilizzo “privato”, cioè non per funzioni proprie dell’ufficio, dei sistemi di comunicazione e telecomunicazione) ed altrettanto rimane la prescrizione, per i dirigenti, sulla comunicazione all’amministrazione delle partecipazioni azionarie e degli altri interessi finanziari che possono porli in conflitto d’interesse con le funzioni che svolgono; l’obbligo di fornire le informazioni sulla propria situazione patrimoniale previste dalla legge; ed altro. Infine, sembrerebbe sia previsto un sistema sanzionatorio (probabilmente, re-iterando i codici disciplinari previsti dai CCNL, come, del resto, previsto dall’art. 54, 3 D. Lgs. 30/3/2001, n. 165).
Ma non dovrebbe esaurirsi con l’emanazione del previsto d.P.R., se si abbia presente come l’art. 54, 5 cit. D. Lgs. 30/3/2001, n. 165 disponga anche che ciascuna P.A: definisca, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del proprio O.I.V., un proprio codice di comportamento che integra e specifica il codice di comportamento “generale”, attribuendo, infine, alla Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) la definizione di criteri, linee guida e modelli uniformi per singoli settori o tipologie di amministrazione.

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